L’arte di Squid Game…. cosa c’entra l’arte con la serie coreana di Netflix più popolare degli ultimi anni?
Scopriamolo insieme.
Squid Game è una serie coreana che ha spopolato su Netflix, facendo molto discutere in quanto piuttosto violenta, ma che di fatto voleva essere una chiara denuncia sociale sul capitalismo; su come il divario tra i ricchi e i poveri diventi sempre più incolmabile.
E che fa riflettere molto sull’essere umano, sui suoi lati più oscuri e anche quelli più umani, sull’egoismo e l’altruismo, la solidarietà e l’indifferenza, nell’eterna lotta tra bene e male.
Ad ogni puntata ci ha tenuto sempre sulle spine, con colpi di scena e portandoci inesorabilmente a porci la stessa domanda “cosa avrei fatto io se fossi stato al suo posto?”.
Dopo quattro anni e tre stagioni Squid Game volge al termine passando il testimone all’America, dove indiscrezioni dicono inizieranno le riprese a dicembre 2025 a Los Angeles e la serie sarà diretta dal regista David Fincher (ed è già tutto un programma visto che si tratta dello stesso regista di Seven, il film del 1995 interpretato da Brad Pitt, Kevin Spacey e Gwyneth Paltrow che parla di un serial killer che sceglie le sue vittime in base ai 7 capitali umani).
Ma veniamo a noi….
Dopo una doverosa introduzione alla serie, eccomi qui a farvi notare una cosa lampante ed un’altra che lo è un po’ meno.
Quella lampante è la chiara citazione in Squid Game dell’opera dell’artista olandese Maurits Cornelis Escher (1898-1972) intitolata Relatività del 1953, la prima di una lunga serie, di opere dedicate a queste scale “impossibili” che a sua volta si ispirano al pensiero del matematico Penrose (in realtà i due si ispirano a vicenda). Si tratta della rappresentazione bidimensionale di una rampa di scale che cambia la sua direzione di 90° gradi per quattro volte mentre la si percorre in salita o in discesa tornando sempre al punto di partenza in un loop infinito.
(Tra l’altro vi anticipo che proprio a settembre il MUDEC di Milano ospiterà la mostra dedicata a questo grande artista ).
C’è però una curiosità che ho notato, trovo ci sia a sua volta un’influenza di un altro luogo poco conosciuto e che nasce molto prima di Squid Game e di Escher, e che in qualche modo mi rimanda ad entrambi, ed è il pozzo di Chand Baori. Il pozzo costruito tra il VII e IX secolo si trova nel villaggio di Abhaneri vicino a Jaipur, nel Rajasthan, in India. E’ uno dei più profondi ed ampi dell’India. Si tratta di un pozzo realizzato con infinite scale (infinite per modo di dire, ma rende bene l’idea visto che si tratta di oltre 3500 gradini e scale che si snodano su tredici livelli). Prende il nome dal suo costruttore il re Chand di Abhaneri e dalla parola Baori nome dato nell’India occidentale ai pozzi.
Forse il regista coreano Hwang Dong-hyuk non conosceva il Chand Baori, ma trovo affascinante pensarlo e vedere la correlazione tra queste opere dell’uomo: quella architettonica, pittorica e cinematografica.
Comunqe Hwang se stai leggendo questo articolo fammi sapere se ho indovinato…. 😉


Escher, Relatività, 1953.


Il pozzo di Chand Baori, in Rajastan, India. 3500 gradini e scale su 13 livelli.

Intriguing mix of survival and art!