Conviviando. L’arte della tavola tra passato e futuro.

Conviviando. L’arte della tavola tra passato e futuro è una mostra che potete visitare a Palazzo Reale fino a domenica 15 febbraio e ci racconta l’evoluzione di uno dei protagonisti più amati della cultura italiana: la tavola.

La mostra è un percorso multisensoriale che si sviluppa in 10 sale, ognuna delle quali ospita una tavola meravigliosamente apparecchiata ispirata ad una precisa epoca storica con il relativo contesto artistico; per ogni ricostruzione è stato scelto un film che ricorda quel dato momento storico/sociale e l’unione delle due arti, quella della tavola e quella del cinema, ne esalta la magia.

Una magia per cui percorrendo le sale, sembra di compiere un viaggio nella storia dei costumi, del tempo e della società.

La mia non è stata infatti una visita guidata ad una mostra, ma più un percorso dei sensi che ho avuto il piacere di fare con la curatrice della mostra, Cinzia Felicetti direttrice di Marie Claire Maison Italia, che ha allestito questi spazi con una cura, una meticolosità e un’eleganza di cui non avevo dubbi.

Non si tratta infatti di un’esposizione di pezzi originali d’epoca, questa mostra non è un’operazione di musealizzazione di oggetti storici legati alla tavola (a questo scopo vi ricordo esistere già i musei) e per questo, a mio parere, risulta molto affascinante e coinvolgente.

Si tratta di una rivisitazione in 10 tappe di 10 epoche storico-sociali che si è resa possibile grazie al contributo di famosi brand di design e arredo ed è molto interessante scoprire come questo semplice oggetto riesca invece a raccontare, esprimere e sintetizzare le tendenze socio-politico-economiche che hanno attraversato i secoli. Quanto di una società ci può parlare una semplice tavola? Quanta arte e bellezza possiamo scoprire in una tavola apparecchiata? Io ho scoperto che ci può trasmettere tanto.

E’ stato un viaggio nella raffinatezza, nell’eleganza, nella lussuosità, con un tocco di romanticismo.

Così passando da una sala all’altra ho percepito l’eleganza delle tavole anni ‘20 dove vincono le geometrie dello stile Art Decò ispirate al film Coco Chanel (2009) interpretato da un’ammaliante Audrey Tautou, dove mi sembrava di poter respirare nell’aria l’inconfondibile Chanel n. 5.

Sono stata alla corte del Re Sole tra le sue tavole barocche, dove l’opulenza e l’esibizione delle portate tutte esposte ai commensali erano sinonimo del potere regale e ho scoperto tra una curiosità e l’altra che la forchetta, di origine orientale, impiegò molto tempo per essere accettata in Occidente visto l’atteggiamento della Chiesa restia ad introdurla sulle tavole perché la considerava simbolo del demonio e che l’usanza di posarle con le punte verso il basso significava che il demonio era stato dominato, curioso no?

Mi sono fatta trascinare dalla leggerezza e da quell’atmosfera da favola dalla tavola di Maria Antonietta tra i colori pastello leggeri e delicati di una Francia di fine ‘700, sembravo fluttuare tra il rosa confetto e l’azzurro pallido, tra montagne di panna e macarons, ma l’incantesimo viene spezzato quando scopro che sulla tavola rococò la corte introduce le porcellane perché dietro l’apparente sogno fiabesco si nascondeva il terrore di essere avvelenati e la bizzarra convenzione che sullo sfondo bianco puro delle porcellane i veleni fossero più identificabili.

Molto british e bucolica la tavola di età Regency, in un’Inghilterra di fine età Georgiana le atmosfere si fanno più informali, la tavola si sposta direttamente a terra sul prato per piacevoli pic-nic.

Una tavola speciale è quella che si ispira a Morte a Venezia (1971) di Luchino Visconti, tratto dal romanzo di Thomas Mann, dove un gazebo bianco e un cappello mi fanno chiudere gli occhi e mi fanno sentire affondare i piedi sulla spiaggia dell’Hotel des Bains.

E come non sognare davanti alla tavola del Gattopardo (1963)? A quegli anni dove inizia ad emergere il nuovo stato sociale della borghesia e avviene il lento ed inesorabile declino della nobilità, quando c’è un grandissimo cambio epocale del significato della tavola stessa, che da esibizione di vanità e potere politico passa ad un significato più conviviale,  di luogo di scambio, di dialogo dove si esprimono gli affetti.

Da brava milanese non posso che apprezzare l’antenato dell’aperitivo, il cocktail nato negli anni venti, fiumi di alcol ed eleganza si versano sulla tavola del Grande Gatsby (2013) (e sulla straordinaria interpretazione di Di Caprio, concedetemelo). Anni chic, anni lussuosi, anni di feste con la piscina, di musiche, di balli, di alcol, e risate ma sempre fatte con eleganza e stile, così come gli arredi che si devono adeguare alle nuove esigenze, nascono i mobili bar che io ho sempre trovato tremendamente affascinanti (dovrebbe essercene uno in ogni casa) e quello esposto è un vero capolavoro.

Ecco poi le cene ristrette, quelle intime, a due, la tavola si restringe e siamo negli anni ’60 gli anni rivoluzionari, gli anni dell’emancipazione, ma di più non vi posso dire perché sono stata rapita dall’oro rosato presente ovunque in perfetta armonia con i bellissimi toni di Julianne Moore, splendida coprotagonista insieme a Colin Firth in A Single Man  (2009) film esordio dello stilista Tom Ford e che la tavola sia elegantissima ca va sans dire.

Poi c’è una tavola molto meneghina, la tavola moderna che si ispira a quella milanesissima di Villa Necchi Campiglio utilizzata per il film Io sono l’amore (2009); negli anni della modernità il pranzo e le cene sono legati agli affari, è il momento in cui si parla di lavoro, si stringono accordi, contratti, si tralascia un po’ di quella convivialità a cui siamo abituati.

E quindi ora dove andremo? Oggi che viviamo una vita stressata, con ritmi frenetici, che ci costringe a volte a saltare i pasti o a consumarli il più rapidamente possibile, al bar in piedi, per strada, dietro un computer, sempre per non perdere tempo, sempre per fare in fretta, quale sarà domani la nostra tavola?

Perché questa è la percezione che abbiamo oggi della tavola, di una perdita di tempo, di un qualcosa che dobbiamo fare e ce ne perdiamo il gusto. Questo è lo sbaglio più  grosso della nostra società, considerare il momento del pranzo e della cena come sprechi di tempo, atti “dovuti” da consumare in fretta per fare altro, dimenticandoci invece del piacere della tavola, della convivialità, dello stare insieme, uno dei più bei piaceri della vita, quel momento intimo, di dialogo e condivisione, un vero atto d’amore verso noi stessi e verso chi scegliamo per condividere quel momento.

Per questo l’ultima sala che non vi ho ancora raccontato è un colpo di scena che non vi svelo. Un invito a riflettere, dove stiamo andando? Potrebbe essere un presagio di come un domani sarà la nostra tavola, e questo dipenderà solo da noi e dalle nostre scelte.

C’è solo da augurarsi che da buoni italiani, amanti della tavola e della convivialità, non si perda mai questa meravigliosa arte….

 

DOVE: Palazzo Reale, Piazza del Duomo,12, Milano.

QUANDO: dal 25 gennaio al 15 febbraio 2018

ORARI: lun 14.30-19.30; mar-mer-ven-dom 9.30-19.30; gio-sab 9.30-22.30

BIGLIETTO D’INGRESSO: ingresso gratuito 

 

 

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